4 band sul palco di piazza Duomo: Black Banjo, Roommates, Joe Bastianich Terza Classe e infine i Gov't Mule

4' di lettura 11/07/2022 - Pistoia Blues Festival: 4 band sul palco di piazza Duomo: Black Banjo, Roommates, Joe Bastianich Terza Classe e infine i Gov't Mule

Ad aprire la serata sono stati i Black Banjo, hanno dato una vera scossa alla piazza, con il loro nuovo repertorio tratto dal nuovo album " THE BEAUTY AND THE BURST", uscito da pochi giorni. Il nome deriva da un brano del grande musicista afro-americano Rhiannon Giddens, Un’esplosiva formula rock dettata dalla grande esperienza dei quattro musicisti come, Alex Alessandrini che fondò gli EZ-Riders che in USA e UK ha aperto a concerti di Deep Purple e Slash. Francesco “The captain” Caporaletti al basso, e alla batteria con Archelao “the Irish” Macrillo, anche loro hano avuro importanti collaborazioni con Ian Paice, Don Airey (Deep Purple) Uli Jon Roth(Scorpions), Vasco Rossi, Zucchero e altri. Massimo Saccutelli che negli ultimi 15 anni ha collaborato con i miglori artisti italiani. Nel loro precedente album hanno visto la presenza di Blue Lou dei Blues Brothers. Nel 2021 hanno aperto i concerti per The Animals.

Subito dopo sono saliti sul palco con il loro secondo lavoro musicale, un rock piuttosto aggressivo, Roommates dalla Liguria con tanto rock e 5 anni di live. Alla batteria Alessio Spallarossa (ex Sadist) Marco Oreggia basso, Danio Bergamo e Davide Brezzo chitarra e voce.
Per fondere i generi musicali passati nella serata, sono arrivati quelli di Joe Bastianich, La terza classe che hanno rallentato con grande allegria, il ritmo della serata. Proponendo folk, country e blue-grass si sono guadagnati cori e applausi dell’intera piazza, che a questo punto era praticamente piena. Joe e gli altri artisti partenopei hanno ormai confermato la loro forte appartenenza musicale nonostante l’enorme distanza continentale, le performances musicali, anche quelle alla chitarra di Joe, sono state praticamente perfette. Dicendo la verità, avevo già visto la formazione altre due volte, ho trovato l’esibizione leggermente “frenata” rispetto alle prime molto più “galoppanti” e ricche di gag’s e battute in napoletano-americano di Joe. Il divertimento musical enon è mancato.
In fine, alle 22.30 circa, ci siamo appostati nel Pit sottopalco per fotografare i primi 3 brani dei Gov’t Mule e poi ci siamo goduti lo spettacolo dagli spalti allestiti in piazza. Un cambio di palco totale, con 6 amplificatori per basso (Jorgen Carlsson) e altrettanti per la chitarra di Warren Haynes. La batteria era un set complicatissimo per Matt Abts . Il circo di tastiere era noteole con un Hammond con Wesley modificato e altre due tastiere dirette di Danny Louis. Warren e Allen erano già in collaborazione nella Allman Brothers, ma aggiungendo Matt e Danny hanno formato l’attuale gruppo dal 1994. I recenti album sono state diverse collaborazioni e riedizioni come Dark side of the mule come cover del noto album dei Pink Floyd.
La serata si è aperta (il loro concerto…) con una bella introduzione di hammond, per poi addentrarsi (dopo il terzo brano) in atmosfere quasi psichedeliche, ma pur sempre con una straordinaria sonorità blues. L’impianto suonava davvero bene e ad una buona potenza, si sentiva chiaramente la strumentazione da ogni angolo della piazza. Ecco in esclusiva, la scaletta della serata (fornita per vie losche e traverse, si fa per dire) e una immagine di un testo promemoria, fissato sui monitor del palco per Warren e Jorgen. Racconto l’episodio… fornire la lista dei brani eseguiti in un live non è cosi semplice, considerando il fatto che le “scalette” nel tempo sono diventate dei veri oggetti da mirabilia per musicofili. La scaletta che vi ho scritto qui sotto non l’ho potuta fotografare personalmente, come normalmente faccio, ma l’ho ottenuta come favore da un amico che poteva accedere al palco (e ringrazio segretamente!) Io il tentativo di fotografarla l’ho fatto… ma il tecnico responsabile del cambio dei bassi di Jorgen, non era per niente daccordo, il quale ha reagito davvero fuorimisura, e con volgarità verso il sottoscritto. Scrivo questo perché, non c’era nessun motivo di prendere a calci la mia fotocamera. Il palco era pronto e le luci stavano per passare alla modalità di “apertura” il mio scatto non avrebbe generato nessuna difficoltà a nessuno. Oltretutto il lavoro di fotografo lo permette, fa parte di una documentazione completa. Non ho in nessun modo intralciato l’andamento dello spettacolo, ma si sa… la birra o la fama possono fare dei brutti scherzi al cervello. Peace and kick!
Fotografie: Giuseppe Faienza e Andrea Martini






Questo è un articolo pubblicato il 11-07-2022 alle 12:35 sul giornale del 10 luglio 2022 - 144 letture

In questo articolo si parla di cultura, articolo, Giuseppe Faienza

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